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“Assalto al Castello (con fiato corto): cronaca di una gita da veri eroi”

Altra gita super-consigliata per una proposta di Pasquetta alternativa, sempre che il meteo decida di collaborare e non ci trasformi tutti in pulcini bagnati.

Nel weekend scorso, la Morano’s Family™ ha deciso di abbandonare il divano e le lasagne per una missione epica: conquistare il castello di Vanzone. Come? Inerpicandosi eroicamente sulla mulattiera, che più che un sentiero sembrava un test d’ingresso per i marines.

Ore 14:00 di domenica 6 aprile. Il cielo limpido, il morale alto, il parcheggio libero accanto al parchetto (sede della promessa fatta alle bimbe: “al ritorno ci fermiamo, giuriamo sul cioccolato!”). Lasciata la mitica Combo-mobile, abbiamo caricato i polmoni d’aria buona e ci siamo buttati nel bosco come esploratori della domenica.

La salita? Pendenza al 45%, roba che se ti cade il telefono rotola fino al parcheggio. Il sentiero? Un mosaico di pietre smosse con una spolverata di via crucis, che ti fa sentire in colpa se ti fermi. Le cappelle lungo il percorso hanno visto tempi migliori: affreschi sbiaditi, qualcuna crollata, insomma, più “archeologia” che “devozione”. E i fondi? Probabilmente destinati altrove… tipo alla sagra della salamella.

Ma poi… che spettacolo in cima! Una vista da togliere il fiato (oltre alla salita). Borgosesia ai nostri piedi, un prato sterminato perfetto per picnic immaginari, e un vento che ci spettinava più del parrucchiere dopo una Red Bull.

Sulla cima, il santuario in fase di restauro (Santuario di Santa Maria) grazie alle donazioni dei Toscanini (grazie, ragazzi!). E noi, infaticabili, ci siamo spinti oltre, fino ai resti del castello, ormai sommersi da vegetazione varia e profumata — che profumo di menta! No, sul serio, era proprio lì sotto i piedi. Meraviglia botanica!

Le mura, spesse come la pazienza dei genitori in gita, facevano ancora intuire la presenza dell’antico mastio. Le bimbe, ovviamente, subito a giocare a principesse… noi adulti, invece, a recuperare le ginocchia.

Dopo la pausa rigenerante, via in discesa lungo il poetico — in tutti i sensi — “Percorso Poetico”, appena sistemato e incorniciato da faggeti da favola. E mentre si rideva e ci si godeva la natura, bam! Capriolo in passerella. Mai visto così da vicino. Mia moglie urla: “Ma quanto è bello!” — e per fortuna si riferiva al capriolo.

Ultimo tratto accanto alla stazione, con gli occhi ancora pieni di natura e le gambe piene di acido lattico. Ritorno all’auto, promesse mantenute (parchetto sbloccato), cuore pieno.

Insomma, se per Pasquetta volete un’alternativa alla solita grigliata bruciacchiata o al picnic sul plaid con le formiche, questo giro fa per voi. Avventura, storia, natura, profumo di menta e magari anche un capriolo — tutto incluso!

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