I primi passi nella pallavolo
Ah, il tempo che passa! Ne sono passati davvero di anni e di vicissitudini da quando ho messo piede per la prima volta in un campo da pallavolo. Se vogliamo fare un salto indietro nel passato, possiamo collocarci intorno ai tempi delle scuole medie, precisamente tra la seconda e la terza. Prima di arrivare a questo, però, avevo provato un po’ di tutto: dal nuoto (non chiedetemi cosa fosse, non lo ricordo nemmeno io) al basket, ma i risultati… beh, diciamo che non erano proprio dei più soddisfacenti.
L’estate di Uccelli e la decisione di papà
Ma parliamo di un’estate valsesserina, quella della frazione di Uccelli. Lì mi divertivo insieme alla mia compagnia, cercando di capire come si giocasse a pallavolo. La pallavolo, per la verità, non era proprio il mio forte, ma si sa, d’estate tutto sembra divertente.
A settembre, il buon Gerri, nonché mio padre, decise che fosse il caso di farmi fare il salto di qualità. Si informò, senza che io ne sapessi nulla, su cosa stesse succedendo nel mondo della pallavolo novarese, e voilà! Spuntò fuori un certo Battiston(noto arbitro di pallavolo di federazione), che suggerì a mio padre di portarmi al Volley Novara. E così, eccoci lì, in palestra.
Il primo allenamento e la fatica iniziale
L’ingresso in palestra fu un po’ traumatico: un buco (ma comunque confortevole) nella palestra di via Caviggioli. Mi ci ritrovai con altri bambini, tra cui il mitico Flavio Freguglia (l’assessore di Novara, che ai tempi era solo un “bimbo pallavolista”) e Claudio Ballarè (sempre una leggenda). Lì incontrai il mio primo allenatore: Stefano Colombo, un vero “ganzo” della situazione. Il tipo arrivava in moto, come Tom Cruise, e allenava anche la squadra femminile. Insomma, un personaggio.
I lividi, le risate e le prime soddisfazioni
Che fatica, ragazzi! Tecniche, corse, cadute… un disastro, ma che soddisfazione! Ero distrutto, letteralmente esausto, ma mi piaceva. Così, nei giorni successivi, mi ritrovai con il corpo pieno di lividi, ma sapevo che significava che stavo facendo sul serio.
Nel frattempo, tra un aneddoto e l’altro (soprattutto quelli legati al mister Colombo e alle “Ragazze”), conobbi il grande Piero De Angelis e Roberto Crapa, pilastri del volley novarese. Questi due erano anche i direttori della società e allenatori delle squadre, insomma, dei veri e propri guru.
Nuovi compagni e il miglioramento nel gioco
I mesi passarono e il gruppo si ampliò con Dario, Danilo, e soprattutto con un bagher finalmente decente e un palleggio che somigliava a quello di un cammello in corsa (non chiedetemi come, ma funziona). Ovviamente, la mia fatica era doppia, anzi tripla, visto che il cibo aveva preso il controllo del mio corpo (fortunatamente mi ha fatto perdere qualche chilo).
La maglietta Ceppiratti e la prima medaglia
E poi, la ciliegina sulla torta: la mia prima borsa sportiva e la maglietta Ceppiratti. Sì, Ceppiratti! Non chiedetemi nulla, ma quei giochi di una volta avevano un fascino tutto loro.
A distanza di qualche mese, partecipai al mio primo torneo ufficiale di “Super Minivolley”, quello del Primo Maggio alla Bicocca di Novara. Ora, il risultato finale non lo ricordo nemmeno, ma c’era una cosa che mi è rimasta impressa: tra un Ringo e un Pavesino, arrivò la mia prima medaglietta. Wow, fantastico!