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“Max, mia moglie e gli 883: cronache di una dipendenza (sana)”

Un tuffo nei ricordi tra serie TV, brani iconici e aneddoti vintage

Mia moglie ha una passione sconfinata per gli 883, con una venerazione speciale per Max Pezzali. Saranno i ricordi legati ai brani, la nostalgia anni ’90 o semplicemente l’irresistibile sintonia con le loro canzoni, ma ogni volta che si parla di 883, lei si illumina come un juke-box al Festivalbar.

Qualche tempo fa, dopo essere stato delicatamente martellato da mia moglie (“Ci sono DIECI giorni di concerto di Max Pezzali, hai capito?!”), mi sono detto: Perché non vendermi anche io a questa mania? Così, più per sfizio che per convinzione, ho deciso di guardare la serie TV dedicata agli 883.

“Hanno ucciso l’uomo ragno” – 8 mini puntate, tutti dicevano che era una bomba, una di quelle cose che “devi vedere tutta d’un fiato”. E così è stato.

Passata la prima puntata, poi la seconda… boom! Eravamo ufficialmente dipendenti. La serie è pazzesca: ben fatta, coinvolgente e piena di dettagli di vita quotidiana di Max Pezzali e Marco Repetto. Gli attori? Bravissimi! Sembrava di vivere nei mitici anni ’90 con loro.

E così, tra le 11:00 di sera e mezzanotte (prima, ovviamente, bisognava mettere a letto le nostre piccole), io e mia moglie ci incollavamo alla TV e divoravamo ogni scena. Alla fine della serie, il risultato era inevitabile: 883 a tutto spiano in casa! Ogni testo ci riportava a quelle storie e a quei momenti rivissuti sullo schermo.

Un tuffo nei ricordi: la mia prima volta con gli 883

La prima volta che sentii nominare gli 883 fu nell’estate del ‘92 (o giù di lì). Mi trovavo nel piccolo campetto della frazione di Uccelli, intento a sistemare qualcosa, quando spuntò Massimo, un amico di Milano soprannominato Capitano Uncino.

Piccola parentesi sul nome: Massimo si era guadagnato quel soprannome a causa di un incidente durante un incontro di karate. Cadde male, rimediando una paralisi alla mano. Fortunatamente oggi sta benissimo e usa la mano come se niente fosse successo.

Ebbene, Massimo arrivò con il suo inseparabile Walkman e mi disse: “Filippo, ascolta questa!”. Era la mitica Con un Deca. Non solo mi fece sentire la cassetta, ma iniziò a parlarmi della band e della loro crescente popolarità. Quella canzone e il nome “883” iniziarono a farsi strada nella mia testa. Poi arrivò il Festivalbar, e il resto è storia.

Oggi, grazie a mia moglie, la passione per gli 883 è tornata a invadere casa nostra. La differenza è che ora sono io a dire: “Alexa, metti gli 883!”.

 

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